Storia Degli Elfi

Il filone principale della storia di Endymia riguarda soprattutto gli elfi che, nelle prime due ere del nostro mondo, sono sempre stati i protagonisti. Occorre dire che, senza dubbio, gli elfi furono i primi abitanti umanoidi presenti su Endymia, anche se non si conosce, in linea temporale, l'esatta nascita dei nani e degli haddle; di sicuro, invece, la razza umana nacque dopo ed ebbe, come si vedrà, uno sviluppo diverso da quello dei semi umani.

La storia dei nani viene narrata assieme a quella degli elfi, visto che le due razze hanno vissuto quasi sempre le stesse vicende.

1.  Le origini

Molto tempo fa, e si parla di milioni di anni, il mondo di Endymia aveva un aspetto assai diverso da quello attuale: era comunque abitabile e vivibile dalle specie animali, ma vi era un solo grande continente, anziché due, circondato da isole, alcune delle quali molto vaste. Non ci dilungheremo oltre sulla vecchia geografia del mondo, ma essa deve essere almeno idealizzata per comprendere la storia pre-catastrofe.

I primi esseri intelligenti umanoidi ad apparire su Endymia, e in tutto l'universo, furono gli Elfi: essi, secondo la leggenda, furono creati da Shana, Varstall ed altre divinità, affinché popolassero i pianeti della dimensione materiale; ovviamente tentarono di crearli perfetti con una vita immortale o comunque molto lunga, con una spiccata intelligenza ed un'innata dote artistica. Gli dei non si preoccuparono di dar loro conoscenze infuse, perché sapevano che, grazie alla loro intelligenza, si sarebbero evoluti autonomamente in poche generazioni elfiche. Inoltre non li fecero molto prolifici perché avrebbero rischiato, a causa della longevità, di far sovrappopolare i mondi in cui vivevano. Da quando i primi Elfi comparvero su Endymia iniziò la prima era.

Come gli dei avevano previsto in poche generazioni gli elfi erano già in grado di comunicare con un linguaggio parlato, di leggere e scrivere e di studiare alcuni fenomeni naturali. Nacque anche la prima città elfica, la leggendaria Hairosh, che sorgeva nel mezzo della grande foresta e che continuava ad espandersi in perfetta armonia con la natura circostante. Ma la cosa che gli elfi svilupparono maggiormente fu l'arte: la musica, il canto, il ballo, la pittura e la scultura; si dice che fossero numerosissimi i poemi e i canti che gli artisti elfici avevano composto e che molto spesso rappresentavano nel mezzo della foresta. Non furono invece molti gli elfi esploratori: non avevano di certo fame di geografia e forse non erano affatto curiosi di sapere dove finisse il mondo; soltanto quando si doveva creare un nuovo insediamento gli elfi esploravano la zona in questione valutandone rischi e vantaggi. Fu proprio per questo tipo d'esplorazione che entrarono in contatto con una nuova forma di vita intelligente umanoide: i nani. Le due società apparvero subito incompatibili, poiché seguivano filosofie di vita diverse: gli elfi erano attaccati all'arte, al pensiero ed alla filosofia; la loro casa era la natura e s'adattavano per quel che essa era; i nani d'altro canto erano molto attaccati alla propria casa, al lavoro ed al commercio. La ricchezza materiale per gli elfi era superflua ed utilizzavano l'oro soltanto per rendere più bella la loro arte.

Per moltissimi anni le due civiltà si evitarono capendo entrambe che non poteva esserci alcuna convivenza: in fondo, se ognuno rimaneva a casa propria, non ci sarebbe stata alcuna disputa. Ma l'incontro con i nani ebbe una svolta sulla civiltà degli elfi; infatti prima pensavano di essere i soli esseri intelligenti su Endymia, ma dal momento che c'era qualcun altro forse esistevano altre civiltà. Fu così che iniziarono ad esplorare il mondo, e non per il sapere geografico, ma per conoscere nuove civiltà. S'accorsero quindi che forse i nani non erano così ostili come pensavano, rispetto ai vari Troll, Goblin, Coboldi, Orchi e tutte quelle razze poco affidabili sparse per il mondo. Tra l'altro ognuna di queste, venuta a sapere che nella grande foresta c'era una ricchezza da depredare, iniziarono a cercare la leggendaria Hairosh con grande ingordigia. Dopo i primi assalti gli elfi corsero ai ripari addestrando un esercito: fu uno dei periodi più brutti della storia elfica; nei documenti elfici gli anni che precedono questi eventi vengono ricordati come l'età aurea della razza elfica.

Poco dopo vi fu la prima guerra della storia che vide lo scontro fra i troll e gli elfi: venne chiamata la [[Guerra delle Sette Teste]]. Dapprima gli elfi vennero ripetutamente sconfitti in battaglia poiché i troll, grazie alla rigenerazione, sembravano immortali e finirono col soverchiare gli elfi. Poi la guerra ebbe la svolta decisiva quando ci si accorse che i Troll temevano il fuoco più d'ogni altra cosa; la grande foresta fu liberata e per alcune generazioni ritornò la pace. In questo periodo gli elfi si prodigarono per la salute della grande foresta e scoprirono le arti magiche ed iniziarono a studiarle.

La scoperta della magia dette una nuova svolta alla civiltà degli elfi, poiché essi si scoprirono molto attratti dalle forze magiche, ma soltanto da quelle benigne; anche i sacerdoti s'accorsero che grazie alla loro divinità, Shana, riuscivano a sviluppare un certo tipo di magia. Non appena la fama magica si sparse per il pianeta gli elfi iniziarono ad essere temuti da quelle razze che li avevano infastiditi fin dall'inizio.

2.  L'osservazione della Natura

La scoperta e la pratica magica iniziò ad incuriosire gli elfi sulla natura in genere ed iniziò uno studio sulle varie forme che la natura assume in luoghi diversi. Fu così che ad un certo momento il popolo degli elfi decise di dividersi i compiti formando dei gruppi che avrebbero studiato approfonditamente una parte della natura. Benché le suddivisioni fossero molte, quelle più grandi erano le quattro che studiavano gli elementi: l'acqua, il fuoco, l'aria e la terra. Chi studiava aria ed acqua poté rimanere alla grande foresta, vicino al fiume (poiché gli elfi non amano molto il mare) e sugli alti colli, ma chi iniziò a studiare terra e fuoco dovettero spostarsi per raggiungere luoghi più consoni all'osservazione. Quelli della terra si spostarono verso una catena montuosa sulla quale erano state scoperte delle grotte, mentre quelli del fuoco s'insediarono sulla grande e lontana isola vulcanica di Rubinja. Il patto era di ritrovarsi ogni 100 anni per un congresso e per depositare gli studi alla biblioteca di Hairosh; inoltre in caso di guerra con altri popoli, ogni fazione avrebbe dovuto mandare un contingente a quella in difficoltà. Risale questo periodo la diatriba con i nani: sembra infatti che alcuni clan naneschi rivendicassero la loro potestà sulle grotte che gli elfi andavano studiando e nacque quindi la prima disputa. Un gruppo di nani entrò nella grande foresta cercando la leggendaria Hairosh per avere spiegazioni dal capo degli elfi in persona: furono ricevuti, ma non ad Hairosh e venne detto loro che gli elfi si trovavano là per scopi di studio e non per conquista. Ma i nani vedevano l'espandersi degli elfi e della loro magia come una minaccia e trovarono alquanto offensivo il fatto di non esser stati ricevuti nella città reale. Quindi i nani se n'andarono tornando sulle montagne e lasciando stare gli elfi che studiavano le grotte: a detta loro non era conveniente litigare per qualche montagna, ma bollarono gli elfi come una razza di cui non ci si può fidare. Gli elfi non dettero molta importanza al fatto ed in fondo sapevano che i nani, pur essendo orgogliosi, non avrebbero mosso guerra senza un buon motivo.

Da questo periodo in avanti la conoscenza degli elfi iniziò ad aumentare in tutti i campi, raccogliendo preziose informazioni grazie agli studi individuali; approfondirono notevolmente anche lo studio ed in parte l'uso della magia. Furono i tempi in cui divenne famosa in tutta Endymia la biblioteca della leggendaria Hairosh, attirando le attenzioni di alcuni maghi che miravano alla conoscenza per i propri scopi. Fu allora che comparve per la prima volta sul mondo di Endymia il malvagio Kajek, un semi-immortale che la propria ambizione portò a posare gli occhi sulla leggendaria città. L'obiettivo di Kajek non era altro che raccogliere le pergamene magiche della biblioteca e, sfruttandone i segreti in loro contenute, divenire finalmente immortale. Tuttavia Kajek non era sufficientemente potente per insinuarsi nella grande foresta protetta sia da Shana che dagli elfi stessi. Iniziò quindi una grande guerra mossa dal maligno per potersi aprire un varco verso la leggendaria Hairosh. La [[Guerra della Quercia Nera]], così era chiamata, si divide in due parti: la prima, assai più lunga, riguarda l'attacco delle forze di Kajek, mentre la seconda riguarda il contrattacco elfico e la vittoria finale sul maligno. Spartiacque della guerra fu la [[Battaglia della Bianca Montagna]], combattuta non dagli elfi bensì dai nani, per liberare la propria capitale dall'esercito malvagio di Kajek: quest'ultimo infatti aveva assoldato, o assoggettato, gli orchi ed i troll che, unitisi in un unico esercito, occuparono in nome di Kajek la capitale dei nani (Skyrock) riducendo gran parte della popolazione in schiavitù, obbligandola ad utilizzare le famosissime fucine nanesche per forgiare le armi per l'esercito. I capi clan dei nani s'incontrarono in un villaggio sperduto e lontano dagli occhi di Kajek per decidere il da farsi; in quel mentre furono raggiunti dal re degli elfi e da suoi quattro cavalieri lucenti: essi portavano informazioni sul perchè della guerra e sulle presunte debolezze del nemico. I capi clan ordinarono quindi che ogni città ed ogni villaggio mandasse i migliori guerrieri per formare un esercito che avrebbe liberato la capitale. Ci vollero circa tre anni perchè l'ordine fosse diramato e l'ultimo villaggio mandasse i propri guerrieri. Poi Skyrock venne circondata da un'armata oceanica e fu ripresa in tre giorni di battaglia che costò la morte a circa un terzo dei guerrieri nani. L'esercito di Kajek era in rotta e fu poi completamente reso impotente dalle truppe elfiche che pattugliavano i bordi della grande foresta. Kajek fu quindi abbandonato da gran parte dei suoi collaboratori e poco tempo dopo gli elfi giunsero nella foresta di Teres e tagliarono la Quercia Nera che qui si trovava.

Dopo la sconfitta di Kajek gli elfi ritornarono alle loro mansioni sullo studio della natura e della magia: gli incontri alla capitale per fare il punto della situazione si fecero più frequenti e la biblioteca di Hairosh divenne ancora più fornita. Ma alcuni secoli dopo la caduta della Quercia Nera, si scoprì che gli elfi che studiavano la terra avevano già da tempo iniziato studi segreti sulla negromanzia, mentre quelli che si occupavano del fuoco avevano tenute segrete alcune scoperte riguardanti la magia. Gli elfi che risiedevano su Rubinja resero pubbliche le scoperte che tenevano segrete, ma sottolinearono che lo fecero per una maggiore incolumità del popolo elfico: infatti a causa della vicinanza con le fonti di calore per tutti quei millenni, gli elfi di Rubinja stavano perdendo l'infravisione. Confortati dal popolo elfico per un maggior aiuto, ritornarono al loro lavoro sulla grande isola. Gli elfi della terra non vollero invece esser privati delle loro conoscenze e si rifugiarono nelle grotte al di sotto delle montagne. Si pensa che, lavorando all'interno delle montagne, fossero incappati in qualche entità maligna che stava lentamente corrompendo la loro anima. Dopo alcuni secoli di ricerche un cavaliere lucente riportò una grave scoperta: gli elfi della terra erano diventati malvagi e corrotti ed il loro aspetto aveva subito parecchie mutazioni. Vennero chiamati Darkon o Elfi Neri per il colore della pelle e gli elfi si accorsero ben presto che andare a combatterli nelle grotte era un'impresa mortale e così, per evitare che il male uscisse dalle montagne, sigillarono magicamente quelle grotte. I Darkon non accettarono la prigionia, non perchè preferissero vivere all'esterno, ma perchè non volevano essere detenuti dai loro odiati fratelli. Riuscirono in breve a forzare i sigilli ed uscirono dalle montagne prendendone possesso.

3.  Fine della Prima Era

Poco tempo dopo portarono un attacco deciso alla grande foresta per vendicare il torto subito: fu l'inizio della Guerra dell'Oblio. Entrambe le fazioni mandarono propri delegati su Rubinja per portare dalla propria parte gli elfi che lì vivevano; ma essi rifiutarono di prendere parte ad una guerra fratricida e dichiararono la loro neutralità. La guerra si protrasse per lunghi secoli, con alcuni periodi di stasi e con numerose e sanguinose battaglie; la grande foresta fu più volte violata e la leggendaria Hairosh fu saccheggiata ed incendiata dai Darkon almeno tre volte. La razza degli elfi, com'era stato profetizzato dal popolo di Rubinja, si stava lentamente estinguendo a causa della guerra fratricida. Inoltre molto del sapere racchiuso ad Hairosh andò perduto negli incendi ed i popoli che nel passato erano stati sconfitti dagli elfi approfittarono della guerra per saccheggiare alcuni dei loro villaggi.

Nel frattempo i nani guardavano con disgusto la degenerazione di un popolo che nel passato era stato saggio e buono. Durante la guerra essi fortificarono le proprie città, temendo che i Darkon volessero impadronirsi anche delle loro montagne e prepararono gli eserciti organizzando una solida difesa. La guerra dell'Oblio però continuava riducendo le armate da entrambe le parti: risale a questo periodo l'incontro tra gli elfi ed i primi haddle viaggiatori; era un momento di stasi, ma ci si aspettava un attacco da parte dei Darkon, quando un gruppo di tre haddle s'addentrò nella grande foresta. Guardati con sospetto all'inizio, furono invece accolti gradevolmente quando si scoprì che la loro natura era tutt'altro che malvagia. Saputa la storia sulla guerra in corso gli haddle vollero offrire il loro appoggio al popolo elfico, ma questi rifiutarono, spiegando che non potevano trascinare nell'oblio anche quei popoli che erano stati tanto saggi o fortunati da rimanerne fuori. I nani nel frattempo vollero restituire il favore che gli elfi fecero loro al tempo di Kajek e, giudicando che gli elfi delle foreste fossero nel giusto, mandarono un gruppo d'ambasciatori alla grande foresta. Questa volta furono ricevuti nella capitale dal re a dai [[lucenti cavalieri]] e rivelarono loro importanti informazioni sui punti deboli dei Darkon che i nani avevano raccolto durante le battaglie, seppur poche, che avevano combattuto contro di loro. Non si sa come mai i nani furono tanto più perspicaci degli elfi in quel frangente, ma certo è che vollero restituire il favore perchè i nani non hanno mai avuto debiti con nessuno. Di lì a poco gli elfi della grande foresta organizzarono un attacco contro i Darkon alle soglie del loro regno sotterraneo: la guerra finì con la Battaglia dei Cristalli Lucenti, svoltasi su di un altopiano per più d'un giorno. I Darkon stavano avendo la meglio al calar della notte, ma verso mezzanotte alcuni cristalli presenti sull'altopiano s'illuminarono rischiarando a giorno il territorio circostante; fu così che gli elfi alti presero di sorpresa gli elfi neri e riuscirono a sconfiggerli. Dopo questa battaglia i Darkon scomparvero ritirandosi nel sottosuolo ed autosigillandosi all'interno delle proprie grotte. Il bilancio della guerra era però pesantissimo: la popolazione degli elfi alti era stata decimata e la grande foresta necessitava di numerose cure. La fine dello splendore degli elfi, assieme alla fine della Guerra dell'Oblio decretano anche la fine della prima era di Endymia.

4.  La grande foresta rinnovata

Gli elfi erano stremati dalla sanguinosa guerra e capirono che erano riusciti a respingere i Darkon grazie anche alla fortuna; sapevano inoltre che i Darkon erano tutt'altro che sconfitti: per il momento si erano ritirati, forse per meditare una giusta vendetta contro gli odiati fratelli.

I superstiti si rimboccarono le maniche ed iniziarono a lavorare per risistemare la grande foresta, che era stata messa alle fiamme in più parti: anche la leggendaria Hairosh non aveva nemmeno un barlume dell'antico splendore. I nemici sapevano dove colpire la capitale ed avevano mirato soprattutto alla distruzione della biblioteca: fu così che gran parte dell'antico sapere andò perduto. Ma in questo periodo agli elfi stava molto più a cuore la rinascita della grande foresta che non il sapere vero e proprio; così iniziarono a curarsi degli alberi, degli animali, del sottobosco oltre che della propria capitale. Perdettero così i contatti con i loro fratelli sparsi per il mondo e con quelli sull'isola di Rubinja: uno dei sacerdoti di Shana a quei tempi disse che se la sorte degli elfi fosse stata quella di riunirsi così sarebbe avvenuto.

Con l'inizio della seconda era ebbe principio anche una riscoperta della religione attraverso la divinità creatrice: Shana. La rinascita della filosofia religiosa non è un caso: infatti per molti secoli gli elfi della grande foresta dovettero chiudersi in loro stessi, per ritrovare quell'armonia che la guerra aveva saputo strappare alle loro anime; la ricostruzione non sarebbe potuta avvenire se l'odio per i Darkon alimentava ancora il cuore degli altri elfi. I sacerdoti di Shana seppero individuare il problema per primi e, attraverso la divinità creatrice, porvi limite ed infine rimedio. Le leggende vogliono che sia da attribuirsi a questo periodo la scoperta dei primi alberi della vita e del loro culto in quanto considerati doni di Shana: l'albero però non è un dono per gli elfi, ma per tutta Endymia, e gli elfi ne sono guardiani e custodi. In realtà, al di là delle leggende, è risaputo che gli alberi della vita esistevano da prima della comparsa degli elfi stessi, i quali li custodivano fin dalla prima era. E' però di questo periodo la scoperta delle prime proprietà magiche e vitali di questi alberi e così vennero costruiti all'interno della grande foresta i primi templi di Shana a protezione di questi rari alberi.

Durante la ricostruzione gli elfi dovettero affrontare numerosi nemici che tentarono d'insediarsi al loro posto nella grande foresta; ma stavolta rifiutarono di affrontare quelle razze che, seppur maligne, cercavano dimora nella Grande Foresta senza infastidirli. Avevano deciso di seguire la lezione a loro data dagli elfi di Rubinja e dagli Haddle. Fu così che la Grande Foresta divenne la casa per molte altre popolazioni sia maligne che pacifiche. Tuttavia vi furono numerosissime battaglie contro Orchi e Troll da sempre nemici e avidi delle ricchezze e dei misteri elfici. A questo proposito una nuova disputa nacque contro i nani: infatti questi ultimi si rifiutarono di aiutare gli elfi durante una battaglia dichiarando che "non avevano più debiti con il popolo degli esseri verdi". Gli elfi alti, consapevoli delle conseguenze, non si fecero prendere dall'odio razziale e sorvolarono sulla questione, pensando che, in fondo, i nani non erano cattivi e che in caso di reale pericolo avrebbero saputo prendere le parti del bene.

In questo periodo vi furono alcuni elfi alti che viaggiarono comunque per il mondo alla ricerca dei fratelli perduti: alcuni di loro s'imbatterono in quegli elfi che, seppur una volta studiavano la terra, erano riusciti a sfuggire a gran parte del male fuggendo in una foresta nell'estremo sud. Il loro aspetto era in parte mutato: erano un po' più bassi ed i loro capelli, anziché biondi, erano neri come la pece. Quando furono trovati tra l'altro erano in guerra già da qualche anno con i nani: non si sa per quale motivo, ma di certo gli elfi alti ricondussero a questa guerra l'inasprimento del rapporto con quel popolo, che di sicuro fece d'ogni erba un fascio. Notarono anche che questi elfi (nominati albor o silvani) erano molto più inclini alla violenza che non gli elfi alti: probabilmente una parte del male li aveva corrosi, cambiandone anche l'aspetto, ma la saggezza elfica era riuscita a prevalere. Infatti, pur essendo più inclini ai loro istinti, gli elfi silvani riuscivano a controllare la loro parte oscura e per questo motivo guadagnarono il rispetto e la stima dei loro antichi fratelli. Su consiglio degli alti, gli elfi silvani posero fine alla guerra con i nani ritirandosi completamente nella foresta e lasciando a loro i territori sulle montagne. Un altro esploratore volle sapere che fine avevano fatto gli elfi di Rubinja: quando avvenne l'incontro si trovò di fronte a degli elfi completamente diversi da come lui era; erano più alti, gli occhi erano scuri, pelle più rosea e vestivano prevalentemente di marrone scuro o rosso scuro. Vennero così chiamati Enross o Elfi Rossi e si scoprì che la loro cultura era assai diversa da quella di origine e che avevano continuato a studiare il fuoco durante tutto questo tempo.

Dopo alcuni millenni di risistemazione e cura, la Grande Foresta ebbe nuovamente un aspetto dignitoso e venne consacrata a Shana e al suo ben volere sul popolo degli elfi.

5.  Il ritorno di Kajek

I grandi saggi della storia riconoscono che nell'andare del tempo i periodi di guerra e di pace hanno una durata limitata. Un antico nemico si era fatto vivo sul mondo di Endymia con rinnovata ambizione e potenza: il maligno Kajek. Ma la Quercia Nera non esisteva più ormai da millenni e la foresta di Teres era ora popolata dagli Albor. Il maligno s'impossessò quindi di Monte Arako, una montagna sperduta del nord alta oltre i novemila metri di cui non era possibile scorgere la cima perché avvolta da bianche nubi. I documenti dei nani, che allora si trovavano là per creare nuovi insediamenti, parlano che in pochi giorni le nubi divennero nere ed iniziarono a sputare tuoni, fulmini e saette verso il basso. Intrepidi, alcuni guerrieri nani si recarono fin lassù per assicurarsi che fosse solo un fenomeno atmosferico, ma non fecero ritorno. I capi clan furono avvisati il prima possibile, ma ormai tutta la zona attorno a Monte Arako era occupata dalla potenza nemica. Questa volta il piano di Kajek era congegnato in maniera più precisa: non si affidò soltanto ad orchi, troll ed altre creature umanoidi, ma anche ad interi clan del popolo degli uccelli ed alcuni mostri marini: ciò gli dava una certa sicurezza d'essere protetto su tutti i fronti, ma anche di poter portare attacchi ai nemici in maniere diverse. Inoltre, avvalendosi dei suoi poteri negromantici, costituì anche un piccolo esercito di potenti non-morti; aveva anche due gruppi di guardie personali: i cavalieri oscuri e i Jordofan; i primi avevano il compito di contrapporsi ai temibili cavalieri lucenti degli elfi alti, i secondi invece fungevano da ricognitori in volo (utilizzavano grossi uccelli) e da porta ordini. Si dice che in quei tempi Kajek cercò l'aiuto dei Darkon che però non vollero immischiarsi per non divenire sudditi del maligno. Lo scopo del semi-immortale questa volta era di impadronirsi del nettare della vita, un estratto dell'albero della vita che gli elfi alti avevano accumulato in migliaia di anni. L'estrazione di questo fluido è però complicatissima ed in molti secoli se ne possono ricavare soltanto poche gocce: a quel tempo vi erano soltanto due ampolle complete ed una riempita per meno di un quarto. Secondo i disegni di Kajek se egli si fosse impadronito del fluido vitale e ne avesse consumato una certa quantità, sarebbe riuscito ad assurgere al livello di immortale.

Anche questa volta una delle mosse fondamentali del piano era entrare in possesso delle fucine dei nani per forgiare le armi e le armature del suo esercito. Ma non venne commesso l'errore di millenni addietro e così il maligno anziché conquistare con la forza i villaggi dei nani, corruppe l'anima di alcuni di loro, trasformandoli e rendendoli suoi schiavi: i nani corrotti vennero chiamati Iolgi e servivano il maligno con le loro fucine. Ebbe così inizio la Guerra del Picco Oscuro. Gli Albor, saputo l'accaduto, iniziarono subito una guerra contro gli Iolgi, attirandosi contro l'odio dei nani veri; in seguito fu un trauma per gli abitatori delle montagne sapere che l'anima di alcuni fratelli era stata corrotta e decisero quindi di stabilire una temporanea alleanza con gli albor della foresta di Teres. Nella Battaglia del Cuore della Terra i due eserciti che difendevano i confini delle foreste e delle montagne vennero sbaragliati da quelli Kajek: l'arma vincente fu proprio attaccare il nemico dal cielo, facendo cadere sulla sua testa un pioggia di massi. Inoltre i lich garantivano un'enorme potenza magica a tutto l'esercito ed i non-morti una certa invulnerabilità. La foresta di Teres venne in parte riconquistata da Kajek ed alcuni clan degli albor dovettero chiedere rifugio nella grande foresta, tra gli elfi alti. D'altra parte i nani, seppur non direttamente minacciati erano abbastanza indifesi perchè privi non di guerrieri ma di un vero esercito. Il maligno entrò in possesso di circa mezza ampolla ritrovata nella foresta di Teres: il fluido vitale era stato estratto dagli elfi silvani. Il potere di Kajek s'ingigantì a dismisura e furono sottomesse all'ombra del maligno altre nuove popolazioni: i suoi eserciti erano i più grandi che si fossero mai visti, i suoi non-morti erano i più temibili ed i suoi lich erano i maghi più potenti. Dopo quell'avvenimento nella leggendaria Hairosh vennero chiamati i capi di tutti i villaggi elfici, i capi clan dei nani e i capomastri degli Haddle: dal convegno si capì subito che la potenza di Kajek era inarrestabile e che nessuno fino a quel momento aveva mai affrontato un simile rischio. Venne accordata un'alleanza temporanea tra questi tre popoli con due compiti ben precisi: scoprire i punti deboli del nemico e trovare altri alleati tra le popolazioni di Endymia. Ma Kajek oltre che ambizioso era diventato anche molto orgoglioso e commise un errore di superbia tentando di conquistare l'isola di Rubinja patria degli Enross: aveva infatti raccolto alcune informazioni che confermavano che il popolo degli elfi rossi custodiva i segreti magici del fuoco, che a Kajek sarebbero sicuramente serviti. Ma i sacerdoti degli Enross non erano solo abili manipolatori dell'elemento fuoco: racchiudevano anche un ulteriore segreto che Kajek non riusciva a comprendere ed analizzare. Gli eserciti del maligno venivano sconfitti appena approdati sull'isola ed i grandi uccelli non riuscivano a sopraffare i maghi ed i tiratori scelti degli Enross. L'alleanza però non venne mai a sapere di questo fatto, ma si accorse che la stretta del nemico si stava allentando. Fu allora che nella battaglia del Grande Sole, svoltasi nel giorno del solstizio estivo, l'esercito dei [[cavalieri lucenti]] riuscì a sconfiggere e distruggere quello dei [[cavalieri oscuri]], riducendo ulteriormente la forza del maligno. Ma la seconda svolta della guerra avvenne proprio in casa dei nani: radunato un cospicuo esercito i nani avevano intenzione di ridurre all'impotenza l'altro corpo speciale di Kajek: i Jordofan. Con l'aiuto degli albor, abili arcieri, e di una trappola riuscirono a prendere di sorpresa i nemici mentre erano appollaiati su uno dei picchi mandando in rotta l'esercito. Non si trattò di una vera e propria battaglia, perchè l'attacco, veloce e ben congegnato, devastò il nemico senza che potesse reagire: i Jordofan sopravvissuti se ne volarono via, probabilmente lontano dal maligno, per non subire le conseguenze della sua ira. Kajek non volle mollare la presa sugli elfi nemmeno con i suoi corpi d'élite completamente distrutti: puntava molto sull'esercito dei non-morti e sui capi Lich. Gli elfi ebbero però la meglio nella battaglia degli Occhi Insanguinati: furono aiutati dai nani che sconfissero gli Iolgi mandando il loro esercito in rotta ed assalendo i non-morti alle spalle. L'esercito del maligno fu schiacciato in una morsa tra Elfi Alti, Albor e Nani. Le perdite furono però numerose, anche a causa della devastante magia nera dei Lich che mise a rischio la vittoria finale. Kajek quindi fuggì dalla cima del Monte Arako, le cui nubi ritornarono candide; la guerra del Picco Oscuro si era finalmente conclusa. Tuttavia, a memoria di elfo, non esiste creatura che sia poi arrivata fin su la cima del Monte Arako per osservare cosa rimaneva del regno del maligno.

6.  Un nuovo popolo

Dopo la fuga di Kajek, le terre di Endymia ebbero un lungo periodo di pace che fu prospero soprattutto per gli Haddle e per il loro regno. Gli Elfi continuarono ad esplorare le terre di Endymia per raccogliere informazioni su nuove forme di vita. I nani invece tornarono alle loro mansioni, consapevoli comunque che i loro fratelli corrotti, nonostante la cacciata del maligno, erano rimasti tali e quindi un pericolo. Elfi e nani si ignorarono in questo periodo, sapendo che la loro convivenza poteva essere solo forzata e comunque sempre limitata.

Lo studio della magia e della religione di Shana in questo periodo ebbe un notevole sviluppo: iniziarono ad essere numerosi gli elfi maghi che praticavano magia dominatrice o d'incantamento. Nacque così la prima vera e propria scuola di magia, all'interno della grande foresta: la sede era un enorme albero millenario che fungeva da torre e prese il nome di Arborica. Parte della biblioteca di Hairosh venne spostata all'interno della torre, che divenne quindi meta di coloro che volevano eseguire ricerche o depositare documenti e pergamene aventi a che fare con la magia. Praticando la magia d'ordine gli elfi alti tralasciarono la negromanzia, considerata malvagia, e parte della manipolazione: questa linea di tendenza era data soprattutto dall'etica naturale degli elfi che impediva loro di studiare quel tipo di magia che prendeva potere attraverso canali energetici negativi. Ma Arborica divenne ben presto troppo piccola per ospitare tutto il sapere magico che andava accumulandosi, ma soprattutto come residenza di quei maghi che lì volevano risiedere per portare avanti esperimenti e ricerche. Inoltre era divenuta troppo piccola anche per l'insegnamento a giovani allievi maghi che intendevano intraprendere quella via. Fu così che Arborica divenne più un centro amministrativo e di raccolta, mentre altre scuole sorgevano anche lontane dalla grande foresta. Vi fu quindi una naturale suddivisione in altre due scuole: dominazione e incantamento. Questo permise, oltre alla flessibilità amministrativa, di approfondire le ricerche nei singoli campi.

Lo studio religioso fu portato avanti dai Custodi della Vita, così si chiamano i sacerdoti di Shana, che attraverso la preghiera, l'albero della vita e lo studio dei cicli naturali impararono a manipolare meglio il proprio spirito, mentre la scoperta di etiche religiose dovute alla nomina lì porto a non utilizzare certi tipi di armi, come quelle da taglio, per ridurre gli spargimenti di sangue. Dopo lunghi tempi i Custodi idearono e raffinarono un'arte marziale passiva che permetteva loro di combattere senza utilizzare armi: ciò lì portò ad utilizzare meglio il loro spirito e la loro forza interiore.

Gli albor ebbero una discreta collaborazione con i loro fratelli alti ed anch'essi svilupparono la magia e la religione ampliando le proprie conoscenze: ma i fatti più salienti che riguardano gli abitanti della foresta di Teres in questo periodo sono due: il primo è la scoperta di una minor longevità degli albor rispetto agli elfi alti; questa differenza si attribuisce soprattutto al contatto con il male che gli albor hanno avuto prima della Guerra dell'Oblio che può aver manipolato in parte la loro natura elfica. Il secondo è invece la scoperta di una nuova razza che gli antichi documenti della foresta di Teres definiscono semi intelligente: si trattava per lo più di scimmie dalla peluria molto ridotta che iniziavano a costruire i primi manufatti in pietra. Vivevano di caccia e per lo più in zone dal clima temperato: vennero poi chiamati umani dagli albor che iniziarono a studiarli ed in parte ad istruirli. Le cose interessanti che gli elfi scoprirono sulla razza umana fu la ridotta longevità e la grande prolificità: sostanzialmente era una combinazione inversa di quella degli elfi che comunque, secondo le prime osservazioni, risultava bilanciata. Tuttavia la popolazione umana ritrovata dagli albor non era l'unica esistente su Endymia.

Dopo poche migliaia d'anni gli umani avevano già costruito una loro città ed altri piccoli paesi: non amavano molto vivere nelle foreste, preferendo di gran lunga le pianure, gli altopiani e le rive del mare. Gli elfi alti videro da subito gli umani come una minaccia: la loro prolificità poteva soverchiarli ed inoltre non erano di natura prettamente benigna, ma spesso avidi e desiderosi di potere. Erano anche molto intelligenti, ma non altrettanto saggi, tanto che, dopo la prima, riuscirono a costruire altre città in giro per il pianeta. Tendevano comunque a dividersi e ad odiarsi tra loro: numerose furono le guerre a cui gli elfi dovettero assistere senza comunque interferire. Tuttavia le guerre tra umani non furono mai così tremende e spaventose come le guerre che gli elfi dovettero sostenere per l'affermazione e sopravvivenza loro e di tutta Endymia.

Per ridurre il rischio di una presa di potere degli umani gli elfi cercarono il più possibile di negar loro la scoperta della magia. Gli umani però furono facoltosi anche in questo ed appresero da soli ciò che gli elfi tenevano nascosto per paura che finisse in mani sbagliate. Gli umani ormai dilagavano e sarebbero comunque cresciuti demograficamente anche al di là delle guerre: ciò che gli elfi temevano maggiormente era la possibilità di essere contagiati dalle terribili pestilenze umane, ma fino ad allora non si erano verificati casi simili.

7.  L'Influsso di Varstall e l'Impero

Gli elfi notarono che tra gli umani erano iniziate a nascere le prime forme di religione. Questo fu da un lato causa di preoccupazione dall'altro di speranza: infatti, benché con l'avvento delle religioni gli umani avessero la possibilità di utilizzare certi incantesimi, dall'altro le etiche che le divinità imponevano potevano finalmente inquadrare la brutalità dei principi umani. Una religione tra tutte fu ben vista dagli abitanti di Hairosh: il culto di Varstall. La divinità propria degli elfi era Shana, ma essi sapevano che Varstall era stata una delle divinità creatrici del mondo e che aveva contribuito alla nascita del popolo elfico: se una così potente divinità fosse entrata in voga nelle menti umane, forse si sarebbe potuto cambiare il corso degli eventi. Così gli elfi entrarono ben presto in contatto con i primi templari di Varstall in un tempio sperduto su alcune montagne: qui ci si accorse che Varstall era molto rispettato anche dai nani, che riconoscevano in lui la fonte della forza dei guerrieri. Fu la prima volta, e forse anche l'ultima, che nani ed elfi si trovarono d'accordo su un fatto eticamente così importante.

Con l'aiuto degli elfi il culto di Varstall iniziò ad ingrandirsi più degli altri e ad acquistare potere e notorietà tra gli umani: tuttavia i templari conservavano i principi della divinità per nulla abbagliati dall'enorme successo riscosso. Gli elfi, vedendo molti uomini avvicinarsi alla fede, si rassicurarono su ciò che poteva essere in futuro la razza umana. Seguirono tuttavia numerose ma piccole guerre tra gli umani dovute soprattutto all'affermazione dei Templari come sacerdoti dell'umanità: la città di Aurora, la prima costruita dagli umani, divenne il centro religioso di Varstall e molti fedele venivano in pellegrinaggio alla Città d'Oro (così era chiamata Aurora) per venerare e portare doni alla divinità. Ben presto Aurora divenne il centro d'un regno e successivamente di un impero: i regni poveri o comunque sottosviluppati erano lieti di affiliarsi ad Aurora per ricevere aiuti sia di tipo commerciale che di tipo spirituale. La nomina del primo Imperatore di Aurora coincise con la nomina del primo Gran Templare di Varstall: il diritto di successione all'imperatore avveniva o per nomina o per ereditarietà, ma comunque il principe imperiale doveva essere educato all'interno di un Tempio di Varstall. Il Gran Templare decadeva alla morte o al ritiro e veniva nuovamente nominato da un voto collettivo degli altri templari che seguivano comunque alcune indicazioni date o lasciate dal Gran Templare uscente.

Sotto una tal direzione l'impero di Aurora arrivò alla massima estensione possibile, coprendo tutte le terre conosciute ad esclusione di alcune grandi isole dell'est (tra cui Rubinja).

8.  La Catastrofe e la Fine della Seconda Era

Già più di 4000 anni prima della catastrofe l'impero di Aurora aveva raggiunto la sua massima estensione, il governo era preciso e gli apparati molto efficienti; il tutto era inoltre supportato da una completa assistenza spirituale grazie ai sacerdoti di Varstall. Gli altri culti, se presenti, non venivano comunque repressi, perchè, vista l'importa di Varstal per il popolo di Aurora, probabilmente anche per quei popoli era importante il proprio culto. L'apparato più importante del regno era comunque l'esercito: esso infatti serviva come forza sia di difesa sia di sicurezza. Aurora divenne ben presto una città multietnica: elfi, nani e haddle potevano risiedere qui per qualsiasi cosa avessero bisogno. Inoltre era divenuta anche un importante centro culturale punto d'incontro di varie filosofie che qui giungevano cercando un confronto ed un miglioramento.

Gli elfi erano orgogliosi di loro stessi, degli uomini e della forza che avevano saputo trovare per formare un regno del quale, senza dubbio ci si poteva fidare. Furono millenni di pace e di cooperazione, mentre gli abitanti della Grande Foresta rendevano più ricca la loro Hairosh e le torri delle Scuole di Magia. Avevano scambiato con gli uomini anche le prime conoscenze magiche, consci che ora la saggezza dell'impero avrebbe impedito loro di usarle indebitamente.

Ma un conto era l'impero ed un altro erano gli umani: chi si era allontanato dalle idee imperiali di religione e libertà, tramava nei suoi confronti a fu allora che una forte entità, di nome Mordja, si rese manifesta ai nemici dell'impero proponendo un patto per distruggerlo. Nacque così un movimento o una setta oscura che, lontano dalla capitale progettava la caduta di Aurora. Per secoli tale movimento rimase nascosto anche agli occhi di chi sa osservare, forse perché abbagliati dalla pace o forse perché non vedevano le guerre ormai lontane. Fu il popolo degli Haddle a rendersi conto per primi della presenza maligna di Mordja, col quale avevano già avuto a che fare in passato. Tuttavia le autorità imperiali non dettero importanza al fatto e si limitarono a scacciare dai templi di Varstall i sacerdoti corrotti. Qualche secolo dopo però vi fu un uomo, il cui nome, Murodek, è rimasto nella leggenda. Divenuto Gran Templare, Murodek e solo lui seppe individuare il male che incombeva e facendo capo ad un antico libro profetico avvisò gli uomini che un pericolo stava arrivando. Non creduto decise di combattere da solo, ma seppur vincitore contro la setta, non fece in tempo a sconfiggere Mordja e a sventare la Catastrofe. Tutta Endymia arse del fuoco dell'odio degli uomini e di Mordja: Aurora venne rasa al suolo come volevano i suoi nemici, ma anch'essi vennero uccisi dalla loro stessa arma. La Grande Foresta, la leggendaria Hairosh, la foresta di Teres, le torri della magia, i templi di Shana e gli alberi della vita vennero ridotti in cenere. Tutte le popolazioni vennero decimate se non peggio. I popoli più saggi, come gli elfi, gli haddle e i nani seppero trovare in parte rifugio sentendo che una grave minaccia era vicina. Endymia era sconvolta e la sua geografia era cambiata. Era finita la seconda era e d'ora in avanti gli anni si sarebbero contati da quell'infausto giorno.