Il giorno in cui tutti quelli che oggi sono immersi nel mondo del gdr, iniziarono a giocare probabilmente non sapevano nemmeno in che diavolo di tunnel (è solo un rafforzativo) si stavano cacciando. E non servivano nemmeno false bugie alla “Ancora 5 minuti”, “Faccio solo una partita” oppure “Domani smetto, giuro”, perché non c'era nemmeno quella sensazione. Ma in realtà, tirato il primo dado la frittata era fatta. E come si dice in cucina: se stai per fare la frittata vuol dire che le uova erano fuori già da un po'.
E così parte il cammino del giocatore di ruolo, un cammino che molti di noi non abbandonano mai del tutto ma anche quando viene lasciato, si coltiva il sogno di poter ritornare, anche solo ogni tanto, a rivivere le belle avventure di una volta.
Potremmo coniare un nuovo proverbio:”Il GdR è fatica”. Non sghignazzate troppo voi, che avete i vostri compagni di giochi di là della strada: certa gente deve fare i chilometri per potersi gustare una buona partita e a volte non è possibile permetterseli. C'è da preparare l'avventura, da organizzare il gruppo, da preparare il personaggio e via discorrendo. Non è un gioco in scatola che la apri ed è tutto pronto o quasi, non è un videogioco che si usa comodamente seduti in poltrona: è GdR signori; ci vogliono chilometri, sopportazioni sociali, mente sveglia e non è possibile salvare e ricaricare se le cose non vanno nel verso giusto.
Ma la problematica non si ferma qui.
“Ma alla tua età giochi ancora con quelle robe lì?” disse il vecchio saggio del monopoli. Quanti di voi non hanno sentito dire qualche cosa di simile dai vari genitori, amici, ragazze, fidanzate, figli (??) e chi più ne ha più ne metta?
Fortunatamente quest'anno va molto di moda la frase “Non si smette di giocare perché si diventa vecchi, ma si diventa vecchi perché si smette di giocare” attribuita erroneamente (e tristemente) non mi ricordo a chi, ma in realtà è di George Bernard Shaw. Diciamo pure che è inflazionata, okay? Ma rende bene l'idea.
Il gioco però viene per ultimo nella scala delle nostre priorità: ci sono il lavoro, i soldi, la donna, i soldi, la famiglia, i soldi, la salute (Azz! Questa andava per prima?) e qualcos'altro che sicuramente a chi legge verrà in mente e poi, in fondo in fondo, sul gradino più basso, c'è il gioco. Ora, non voglio dire che il gioco sia una priorità, ma se fosse un piacevole background invece che uno spot di tanto in tanto, non renderebbe la nostra vita più sopportabile?
Ma bisogna farlo nel modo giusto: c'è infatti chi, prendendo alla lettera questo termine, gioca le altre persone, oppure le prende in giro sghignazzando sotto i baffi convinto che nessuno abbia capito l'inganno; oppure c'è quello che si gioca tutto alle slot machines o alla roulette o nelle scommesse on-line.
No pischelli, stiamo parlando di una forma di intrattenimento, estremamente economica e cerebralmente stimolante, che consente di vivere ciò che non potremo mai vivere.
E' un gatto che si morde la coda: il gioco ha bassa priorità, perciò prima viene altro, perciò non si gioca mai, quando giochi sei infantile e quindi diventi vecchio.
Questa cosa dell'infantilismo è veramente interessante: la gente “adulta” lo usa spesso e poi si scoprono gli altarini e viene fuori che questi “adulti” si venderebbero una scapola per una partitella a calcio o a basket, oppure giocano a tennis e chi è più danarato gioca a golf. “Devo tenermi in forma”. Va bene, okay. Ma il giornale enigmistico? Non sono forse giochi pure quelli? E quelli che fanno teatro? I giocatori di scacchi? Per non parlare dei patiti del solitario al PC!
Ecco! Le carte! Mi viene in mente mio nonno, che pur essendo mio nonno mai si è permesso di darmi dell'infantile: lui giocava a carte e non giocò a carte per qualche anno, cari miei, ma per tutta la vita. E non solo lui! Pure suo fratello giocò a carte per tutta la vita, sua mamma aveva perfino un mazzo di carte personale sempre in tasca, e tutti quelli della mia famiglia sanno giocare a carte. “Ciao! Come va? Scopa o briscola?”.
Quindi adesso è inutile che qualcuno ci venga a dire quali sono le priorità della vita, lo sappiamo bene anche noi, solo che noi abbiamo deciso di viverla giocando a quello che piace a noi e voi considerate i nostri giochi roba da bambini, ma in realtà giocate ad altro o comunque sognate di farlo. E se non lo fate, siete già vecchi.
Noi giocheremo per tutta la vita.
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