Sono anni che ho questo argomento in canna ma ho sempre evitato di parlarne. Infatti è uno dei classici argomenti che hanno fatto il male del gioco di ruolo, creando tutta una serie di divisioni inutili in un mondo in cui è inutile farsi la guerra fra poveri. Il GdR è una pratica molto divertente, mentre discutere di questo è tutt'altro.
Ma allora perché parlarne?
Semplice. Il fatto è che da quando ho memoria ruololistica, si continua a parlare di queste s7r0nz@73, quando invece lo sappiamo tutti che il divertimento, anche nel gioco di ruolo, è una cosa molto semplice.
Ora, in qualsiasi gioco esistono gli stili di gioco, anzi gli stili esistono praticamente per tutto. "E' una questione di stile" si dice spesso no? Bene; quando a far da sfondo a questi giochi c'è la competizione e lo spirito agonistico (come per il calcio o per la dama e gli scacchi) lo stile gioca un ruolo importante: il modo in cui giochi può portarti o meno alla vittoria. Ma quando, come nel gioco di ruolo, la competizione non esiste (o non dovrebbe esistere), è inutile pensare che questo o quello stile siano migliori.
Io, personalmente, mi diverto molto a giocare in un modo, ma mi sono divertito e mi divertirò molto a giocare anche in altri modi. Nonostante io prediliga determinati stili di gioco, non biasimo chi gioca in un modo differente dal mio perché, visto che l'obbiettivo è il divertimento, se si diverte in quel modo ha tutto il diritto di farlo.
Invece molte persone, magari con una (mal)sana dose di snobbismo, si sono cimentate negli anni in classificazioni imporbabili: ci sono i narrativisti, i simulazionisti, i forgisti, i realisti e chi più ne ha, più ne metta. E l'un contro l'altro armati, consumano le loro tastiere (i fiumi d'inchiostro sono superati) in discussioni inutili, ognuno convinto che il proprio modo di giocare sia la VIA del GdR. E quando ti trovi di fronte a persone del genere, ti passa pure la voglia di giocare.
Molti anni fa, a Lucca credo, si svolgeva una specie di conferenza tenuta dai due presidenti di due case editrici che chiamerò con nomi di fantasia (per non fare pubblicità): la Donatello Edizioni e la Picasso Edizioni. La prima, affermata, pubblicava principalmente giochi in scatola, la seconda, appena nata, si stava concentrando sui Giochi di Ruolo. A questa conferenza c'erano 4 gatti, quasi tutti fan della Picasso. Questi chiesero al presidente della Donatello come mai i giochi di ruolo fossero in crisi e quelli in scatola no. Ricordo molto bene le sue parole :"Ragazzi a mio modo di vedere il problema è il seguente: se voi andate a una convention dove la casa editrice A pubblica il manuale rosso e la casa editrice B pubblica il manuale verde, troverete che chi promuove quello rosso in realtà parlerà male del verde e chi promuove il verde parlerà male del rosso". La reazione dello scarso pubblico fu un silenzio piuttosto eloquente.
Alcune persone si divertono a tirare dadi e sconfiggere mostri nei dungeon? Fateglielo fare! Si divertono e non avete alcun diritto di dir loro che quel modo di giocare è sbagliato o che non è gioco di ruolo o chennesoio.
Alcune persone si divertono a non tirare dadi e a fare gli ubriaconi in taverna? Fateglielo fare! Nessuno ha il diritto di dire loro che quel modo di giocare è vacuo o che non è vero gioco di ruolo (perché senza la componente statistica OMG!) o chennesoio.
Questo ovviamente non significa che parlare di stili di gioco sia sbagliato, ma dev'essere una discussione costruttiva, che possa arricchire, non una lezione scolastica o una verità rivelata. Poi io sono tra quelli che è meglio provare stili di gioco differenti, ma non pretendo che tutti siano d'accordo con me.
Insomma non importa come giocate, scegliete dei giochi che si adattino al vosto stile (che può comunque mutare nel tempo) e divertitevi. Chiunque venga da voi a dirvi che state sbagliando o a farvi filippiche teoriche su come dovreste giocare o a dirvi che il vostro modello è superato, dovrebbe guardarsi allo specchio e capire che cosa sia la maturità.
Bene, arriva un balrog...
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